martedì 15 maggio 2012

Era dura

Camminavo di notte
appiedato per il paese
avevo capelli lunghi
tanti capelli
selvaggi
e qualche bottiglia sempre in mano
e qualche sigaretta sempre in mano
e qualche rottura sempre dentro
e nella faccia stampato il distacco
e lo sdegno.
Il paese era morto
ma vivo di violenza
succedevano risse e accoltellamenti
mentre io camminavo in un altro mondo
e fra una rissa e un accoltellamento
mentre io camminavo nel mio mondo
e me ne fottevo del resto
si fermava anche una rissa
e dopo tutti gli occhi puntati su me.
Si fermava il tempo
si fermava il mondo
ma non io
anzi, qualcosa dentro si velocizzava
le pulsazioni
e continuavo nel mio passo
ma come se ora avessi un peso addosso
e facevo finta di niente
ma non era niente
c'erano delle sensazioni che volevano accalappiarmi
piano scendevo la mano nella tasca
e mi assicuravo che il coltello fosse ancora lì.
Era li
avevo un'arma
non l'avevo mai usata contro uomini
ma mi sentivo meglio avendocela con me
era un paese aggressivo
e io avevo il mio stile
e volevo difenderlo
a tutti i costi
anche a quello di uccidere.
Perlopiù riuscivo a farla franca
ma capitava di tanto
che qualcuno mi bloccasse
e cercasse di rompermi la testa
ma prima ancora di tirare fuori l'arma
me li giocavo con l'ironia
l'arma più forte.
Camminavo solo di notte
lungo la via del ritorno al garage
la mia casa
e sentivo solo il suono dei miei tacchi sulla strada
e sopra di me un cielo a volte stellato
a volte minaccioso di nuvole
ma andavo
non mi fermavo
mentre mi passava per la mente
che qualcuno mi stesse giocando un brutto tiro.


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