domenica 30 ottobre 2011

Image and video hosting by TinyPic
35enne, affascinante, dotato di genio ma senza una lira cerca vita da vivere

Chi consosce la Beat Genaration forse ora ha nostalgia di nuovi racconti beat, di quella generazione dannata che aveva in testa la scrittura, l’avventura e le esperienze estreme. Rapporti difficili che portano a scoprire la propria anima. Una vita tormentata che si accompagna nelle esperienze a Sarte, Platone, Sepulveda, Miller, Fitgerald, Fante… Uno spirito libero che legge Benni e De Sade, Celine e Seneca. Come avrebbe detto Fernanda Pivano: “Un’esistenza tragica segnata dalla genialità”. Biografia: Giovanni Favazza. Adrano CT 08/04/72. Un’infanzia ribelle, turbolenta, e stravagante. Dopo le medie non volle più saperne di istituzioni e regole e andò a lavorare ovunque per sentirsi più autonomo. A quattordici anni si diede all’alcol e non capacitandosi bene con la realtà circostante cominciò a scrivere i suoi pensieri. Cominciò leggendo Leopardi, Baudelaire, e Casanova. Intanto la sua vita diveniva sempre più sregolata, fra alcol, sfrenatezze, e droghe. A diciannove anni andò a vivere da solo in un garage, che sistemò alla meglio come casa, dove fece anche una sala prove, poiché aveva imparato a suonare il basso da autodidatta, e formò un gruppo musicale. E così fu musica e poesia e utopia e ragazze e spudoratezze e tormenti, e lesse Kesey, nel suo Qualcuno volò sul nido del cuculo, e decise di andare a fare il vagabondo. Per circa due anni stette in giro per l’Italia e l’Europa dandosi da vivere perlopiù suonando una chitarra per le strade e le metropolitane, e continuando a scrivere poesie e canzoni. Tornato dal viaggio se ne stette perlopiù in quel garage, leggendo Platone, Flaubert, Montale, Ghoete, Hesse, Seneca.. Provò a leggere Kerouak ma si trovò meglio con Sclavi, e soprattutto con Nietzsche, senza allontanarsi troppo da avventure sessuali. In quello stesso periodo scrisse il suo primo romanzo. Poi un po’ stanco della disperazione decise di farsi un mutuo e comprò un bar. In quel bar visse altre sfrenate storie, fra alcol, e sesso. Poi conobbe T. che lo conquistò, rimase incinta, e lo convinse a sposarla. Poi fallì la gestione del bar, quindi si ritrovò con un mare di debiti e senza lavoro. Nel frattempo sì improvvisò come factotum facendo questo e quell’altro lavoro, e in quel periodo scrisse e finì il suo secondo romanzo. In questo periodo lesse molto Bukowski, Dostoevskij, e Orazio. Poi mise su un altro gruppo musicale che durò fino al duemila, quando gli nacque una figlia, mentre con sua moglie il rapporto sembrava ormai del tutto in declino. Qui si immerse prima in un libro di racconti, e poi in un nuovo romanzo, il terzo, che nel giro di otto mesi mise su. In questo periodo lesse Lawrence, Fitzgerald, Fante, Hemingway, Verga, Sartre, Miller, e provò a leggere Celine e Kundera. Nel frattempo incominciò un altro libro, che più che altro fu una specie di libro diario. Nello stesso tempo scrisse anche altri racconti, e ancora poesie su poesie, e poi trovò l’ispirazione per un nuovo romanzo, che finì nel 2004. Intanto con la crescita della figlia il rapporto con la moglie si rianimò, e prese a lavorare per tre mesi come bracciante e poi come idraulico elettricista. In questo periodo lesse qualcosa di Sepulveda e De Sade. Nel 2005 concluse un altro libro, e subito dopo si buttò in un altro che scrisse e finì nel giro di circa tre mesi, fra il dicembre 2005 e marzo 2006. Poi, qualche mese dopo finì di scrivere un altro libro di poesie. Intanto sua moglie lo aveva mollato, ed ora si ritrovava nuovamente solo, di nuovo all’estremo, con i figli che stavano fra familiari e suoceri. Poi decise di darsi una calmata, e quindi di bere di meno, anche perché si ritrovava un corpo disastrato, e soprattutto perché voleva riprendere e aggiustare il rapporto con la moglie e i figli. In questo periodo scoprì Benni, e riprese a suonare la chitarra dopo sei anni che non la toccava nemmeno. Ora sta di nuovo con la moglie, e continua a bere e scrivere, ed ha formato un nuovo gruppo musicale, ed è disoccupato, ma non dispera e tiene duro. Giovanni Favazza
Leggere su MokaWeb

Nessun commento:

Posta un commento