domenica 6 novembre 2011

dal mio romanzo Bar Giò

Non sapevo più che inventarmi, quindi decisi di comprarmi un bar. Ero un bevitore, quindi un bar poteva fare al caso mio. Questa la mia unica soluzione. Senza tanto rifletterci su mi feci un mutuo e comprai questo bar che più come avviamento mi piacque il locale. La mente mi autorizzava a credere che ci avrei ricavato delle belle storie da quel bar e quindi mi lanciai come al mio solito di allora illudendomi e sfidando tutte le ragioni.
Mia madre mi disse di no, mio padre non era molto convinto, i miei fratelli tentennavano, per gli altri era discutibile, mentre io più confuso che mai decisi che era si. Quel bar doveva essere il mio nuovo presente.
Lo comperai, e tutte le situazioni burocratiche che dovetti pas-sare, che non voglio proprio raccontate, ma alla fine (o all’inizio) mi ritrovai dentro a questo bar. Caffè Giò, come lo denominai. Ma la gente prese a chiamarlo Bar Giò.
Ergo, gente, accomodatevi prego, benvenuti nel Bar Giò.

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